M.C. Escher - Mano che si disegna
Litografia del 1948
Segni dell'Anima
in parole che cambiano
in suoni che entrano
in onde che sfumano
in cellule che vibrano
in membra che fremono
in Spirito che torna
in segni dell'Anima
punyo gandhah prithivyiam ca
tejas casmi vibhavasau
jivanam sarva-bhutesu
tapas casmi tapasvisu
"Sono il profumo originale della terra ed il calore del fuoco. Sono la vita di tutto ciò che vive e l'austerità dell'asceta."
(Bhagavad-gita 7.9)
Un fià de schéi,
Par tirar ‘vanti,
No’ xé miga massa.
E una doneta,
Che riçeva
I nostri basi,
Co’ quel gusto,
Che ghe serve
Par donarli,
No’ xè miga massa.
Ma un fià de vin,
Amiçi,
Cò no’ ghe xé né schei né amor,
O anca se i ghe xé,
Un fià de vin bevùo tra amiçi,
Un fià de vin,
E ancora un fià de vin, amiçi,
No’ xé miga massa.
Versi e Poesia – di Giacomo Noventa
Data l’apertura della pagina poesia nel blog, ti invio la mia attuale preferita. È di pablo neruda. Secondo me è una straordinaria sintesi della differenza tra vivere e sopravvivere.
Bye
ESSERE PER NON MORIRE
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno
gli stessi percorsi,
chi non cambia la marca, il colore dei vestiti, chi
non parla a chi non
conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi
preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di
emozioni, proprio quelle
che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di
uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore
e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è
infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza per
inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di
fuggire ai consigli
sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi
non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria
sfortuna o della pioggia
incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di
iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che
conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre
che essere vivo richiede
uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto
di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al
raggiungimento di una splendida
felicità.
PABLO NERUDA
E' capitato di sedermi sotto un albero,
sulla riva del fiume
in una mattina di sole.
E’ un evento futile
che non entrerà nella storia.
Non e’ una battaglia o un patto,
le cui ragioni si esaminano,
ne’ un tirannicidio degno di memoria
Eppure siedo al fiume, di fatto.
E siccome sto qui,
devo essere venuta da qualche parte
e prima
esser capitata in tanti posti,
proprio come i conquistatori di terre,
prima di salire a bordo.
Ha un ricco passato anche un attimo fugace,
il suo venerdì prima del sabato,
il maggio prima del giugno.
Ha i suoi orizzonti reali
come in un cannocchiale.
L'albero È un pioppo con radici secolari.
Il fiume È il Raba che scorre non da oggi.
Il sentiero non dell'altro ieri
calpestato tra i cespugli.
Il vento, per spazzare via le nuvole,
qui deve averle prima sospinte.
Anche se non accade niente di grande
non per questo È il mondo più povero di dettagli,
peggio giustificato o meno definito
di quanto non fosse durante le migrazioni dei popoli.
Non solo alle congiure segrete il silenzio,
non solo alle incoronazioni il corteo dei motivi.
Sanno essere rotondi non solo gli anniversari delle battaglie
ma anche i levigati sassi sulla riva.
E' fitto e intricato il ricamo delle circostanze.
Il sentiero della formica nell'erba.
L'erba cucita nella terra.
Il disegno dell'onda trafitta da uno stecco.
E’ andata così, che sto qui a guardare.
Sopra di me una farfalla bianca vola nell'aria
con ali che sono solo sue,
e l'ombra che attraversa le mie mani
non È di nessun'altro, ma sua.
Ad una simile vista m’abbandona ogni volta la certezza
che quel che e’ importante
lo sia più di ciò che non lo e’ affatto.
Wislawa Szymborska (polacca)